Conosciamo i dolcificanti: il sucralosio
Dolcificante artificiale che deriva dal saccarosio.
- Cos’è?
Il sucralosio, anche indicato in etichetta come E955, è inserito nella classe degli ‘edulcoranti intensivi’, insieme ad acesulfame K o E950, aspartame o E951, acido ciclamico e i suoi sali o E952, saccarina o E954. Il sucralosio è l’unico dolcificante ottenuto dallo zucchero tramite un processo brevettato in più fasi che sostituisce selettivamente tre atomi di cloro con tre gruppi idrossili nella molecola di zucchero. Il cloro è presente naturalmente in molti dei cibi e delle bevande che mangiamo e beviamo ogni giorno e gioca un ruolo importante in molti processi biologici e naturali. La presenza del cloro nel sucralosio lo rende un dolcificante a zero calorie.
Il potere dolcificante del sucralosio è circa 600 volte superiore rispetto al saccarosio, vanta caratteristiche molto simili, ma ciò nonostante non apporta calorie all’organismo (contro le 3,75 kcal per grammo del saccarosio). Il sucralosio è uno dei dolcificanti artificiali più utilizzati a livello mondiale; viene usato sia per sostituire che per affiancare altri dolcificanti artificiali come, l’acesulfame K o l’aspartame. È caratterizzato da una notevole stabilità, e ciò ne facilita l’uso a livello culinario infatti può in moltissimi casi, sostituire completamente il saccarosio.
- Cosa dicono gli studi scientifici?
Da tempo si discute sulla potenziale tossicità dei dolcificanti di sintesi, molti ricercatori hanno indagato e ancora indagano sul legame tra dolcificanti e cancerogenesi. Secondo uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna, il sucralosio potrebbe essere causa di leucemie. Lo studio si basa su un campione di 843 ratti a cui sono state somministrati dosi del dolcificante. Il CSPI (Center for Science in the Public Interest) americano ha pertanto declassificato il sucralosio da “safe” (sicuro) a “caution” (da consumare con cautela) e a febbraio 2016 il CSPI ha declassato ulteriormente il sucralosio da “caution” a “avoid” (da evitare). Questo studio è stato poi revisionato evidenziando, secondo l’Autorità Europea, che la metodologia che è stata scelta dai ricercatori non è convenzionale e ha condotto a risultati non conclusivi, risultati che non sono in grado di dimostrare l’esistenza di una qualsiasi correlazione – causa effetto – fra l’assunzione del sucralosio e lo sviluppo di una forma tumorale. Per di più, gli effetti che sono stati osservati sulle cavie di laboratorio non sono sovrapponibili a ciò che potrebbe verificarsi nell’essere umano. Recentemente l’attenzione dei ricercatori si è spostata sugli effetti metabolici dei dolcificanti sintetici. Questi, in animali da laboratorio, hanno provocato aumento di peso e variazioni di composizione corporea. E’ stato dimostrato che bevande “light” e dolcificanti artificiali influenzano l’omeostasi glicemica aumentando i livelli di incretine* quando assunti dopo carico glucidico (ad esempio un pasto a base di carboidrati come pane, pasta, pizza..). Questo dato, che si traduce in un’alterata risposta agli zuccheri, potrebbe avere conseguenze importanti sia per i diabetici che per i soggetti sani che seguono un regime ipocalorico dimagrante. Si sta anche indagando sul fatto che gli edulcoranti potrebbero aumentare l’appetito e portare ad un paradossale aumento di peso. Anche questa osservazione, come l’oncogenesi, non è però supportata da dati costanti e riproducibili; per il momento resta un’ipotesi. Un ulteriore studio, effettuato presso la George Washington University a cura del Professor Sabyasachi Sen, si è basato sull’osservazione di cellule staminali adipose, ed ha dimostrato che “gli edulcoranti ipocalorici promuovono l’accumulo di grasso aggiuntivo all’interno delle cellule rispetto a quelle non esposte a tali sostanze” e che ciò avviene “in modo dose–dipendente, il che significa che con l’aumento della dose di sucralosio le cellule hanno mostrato un maggiore accumulo di gocce di grasso. “Ciò molto probabilmente si verifica attraverso l’ingresso del glucosio nelle cellule per via dell’aumento dell’attività dei geni dei trasportatori di glucosio“. Il professor Sen ritiene che questi risultati siano motivo di preoccupazione soprattutto per le persone affette da obesità, prediabete o diabete, dal momento che sono già ad alto rischio di infarti e ictus. “Riteniamo che l’effetto sia più pronunciato nelle persone sovrappeso e obese rispetto a quelle normopeso, poiché hanno una maggiore resistenza insulinica e possono tollerare meglio il glucosio nel sangue”, questa la conclusione a cui è arrivato il dott Sen.
“Ad ogni modo, la Food and Drug Administration statunitense, basandosi sulla revisione dei dati di oltre 100 studi, lo considera sicuro per la salute umana e quindi ha dato attualmente la sua approvazione al consumo.”
*INCRETINE: ormoni prodotti da alcune cellule presenti nell’intestino (GLP1 nel tenue GLP2 nel duodeno) e immessi nel sangue in occasione di un pasto, hanno l’effetto di promuovere, in modo glucosio dipendente, il rilascio dell’insulina da parte delle cellule beta del pancreas. In combinazione con l’aumento dei livelli di insulina hanno la funzione di controllare la glicemia in vari modi:
- aumentando la secrezione di insulinada parte delle cellule beta del pancreas;
- diminuendo la secrezione di glucagone(antagonista dell’insulina) da parte delle cellule alfa del pancreas;
- rallentando la motilità e dunque lo svuotamento gastrico (rendendo più “soft” la curva glicemica postprandiale) e diminuendo l’appetito.
- Un cenno sui trasportatori del glucosio
Il trasporto attivo consuma energia ed è di tipo cotrasportatore à è un simporto SODIO- DIPENDENTE introduce glucosio e sodio nel citoplasma cellulare sono noti con il nome di SGLT o SGLUT (Sodium GLUcose Trasporter), presenti nella membrana apicale degli enterociti,(le cellule del nostro intestino) che permettono l’introduzione nella cellula di una molecola di glucosio e di due ioni di sodio nello stesso momento. Il legame del sodio provoca una modificazione conformazionale che facilita il legame del glucosio e viceversa; poiché la concentrazione di Na+ è molto più alta nello spazio extracellulare che nel citosol (grazie all’attività della pompa sodio-potassio), il trasportatore riesce quindi ad immagazzinare glucosio nella cellula contro il suo gradiente di concentrazione.
Trasportatore | Cellule in cui è espresso | Caratteristiche e ruolo |
SGLUT1 | Intestino tenue, Tubulo renale
(segmenti s2 ed s3) |
Cotrasporta 2 Na+ ed 1 Glucosio |
SGLUT2 | Tubulo renale (segmento s1) | Cotrasporta 1 Na+ ed 1 Glucosio |
Il trasporto passivo à I trasportatori GLUT sono una famiglia di proteine di membrana che consentono la diffusione facilitata del glucosio. Esistono diverse isoforme dei trasportatori del glucosio, ciascuna con specifiche caratteristiche di cinetica, di distribuzione tissutale e di funzione. Nell’uomo esistono dodici tipi di trasportatori.
Trasportatore | Cellule in cui è espresso | Caratteristiche e ruolo |
GLUT1 | Ubiquitario (particolarmente negli eritrociti) | Assunzione basale di glucosio, necessaria per la respirazione cellulare |
GLUT2 | Epatociti, cellule β del pancreas, enterociti, rene | Bassa affinità; consente la rimozione del glucosio in eccesso dal sangue; la regolazione del rilascio di insulina; l’uscita del glucosio dalle membrane basali degli enterociti |
GLUT3 | Neuroni | Assunzione basale di glucosio |
GLUT4 | Miociti, adipociti, cardiomiociti | Assunzione di glucosio in risposta a insulina |
GLUT5 | Intestino tenue | Maggiore affinità per il fruttosio che per il glucosio |
Il GLUT1 il più rappresentato serve per l’assunzione basale di glucosio, il substrato è rappresentato dal glucosio extracellulare, e il prodotto dal glucosio intracellulare. La velocità del trasporto dipenderà quindi dalla concentrazione del substrato: più essa è alta, maggiore sarà la velocità, fino a raggiungere quella massima quando il trasportatore è saturo. La costante di Michaelis-Menten (Km) è abbastanza bassa, e pari a circa 1.5 mM. Questo significa che il GLUT1 ha alta affinità per il substrato, e funziona a velocità massimale anche quando i livelli del glucosio ematico scendono da 5 a 2-3 mM, per assicurare il rifornimento alle cellule impegnate nel metabolismo. Il GLUT2 che funziona a velocità sostenute solo quando la concentrazione ematica di glucosio è elevata (ad esempio dopo i pasti). Ciò serve per non sottrarre nutrimento nei periodi di digiuno a quei tessuti che si servono esclusivamente o quasi di glucosio come fonte di energia metabolica, in primis il cervello. Il GLUT2 funziona anche in senso opposto, ovvero immette fuori dagli epatociti il glucosio che è derivato dalla lisi del glicogeno. Il GLUT (qualsiasi tipo) ha due diverse conformazioni: una con il sito di legame per il glucosio sul versante interno della cellula ed una con il sito sul versante esterno della membrana cellulare. Il trasporto avviene in quattro tappe: Il glucosio extracellulare si lega al suo sito di legame, esposto sulla faccia esterna. Il trasportatore cambia di conformazione: il sito di legame è ora intracellulare. Il glucosio è rilasciato internamente. Il trasportatore ritorna alla prima conformazione, con il sito di legame esposto esternamente.
- Viene assorbito dall’intestino?
La gran parte del sucralosio che viene assunto, non passa la barriera del tratto gastrointestinale e viene espulso direttamente tramite le feci; una percentuale variabile (11-27% circa) viene assorbito e in gran parte successivamente rimoss0 dal circolo sanguigno tramite i reni e poi espuls0 tramite le urine.
- Utilizzo
Il sucralosio ad oggi è il dolcificante artificiale più stabile che possiamo trovare in vendita, nonostante alcuni studi sostengano che dopo i 120° inizi a degradarsi (ci sono pareri molto contrastanti in merito, ma recentemente sta aumentando la tesi che il sucralosio non sia dannoso nemmeno ad alte temperature); è quindi naturale pensare di usarlo in molte ricette per sostituire completamente lo zucchero ma non è sempre possibile farlo. Quando è venduto in forma granulare e viene mescolato con altri composti è un ottimo sostituto dello zucchero e non occorre cambiare la ricetta originale. Quando però si richiedono quantità maggiori di una tazza di zucchero ovvero più di 280 ml di zucchero, allora non si può procedere con la sostituzione automatica dello zucchero con il sucralosio. Lo stesso vale per quelle ricette in cui lo zucchero da cucina svolge il ruolo di attivatore della lievitazione.
Altri casi in cui non è possibile effettuare questo cambio di dolcezza sono quelle situazioni in cui il saccarosio viene impiegato per la sua capacità di scurire, come nei caramelli. Il sucralosio non ha questa “dote” ed è meglio provare a sostituire lo zucchero da cucina per lo meno con prodotti composti da miscela di sucralosio e saccarosio insieme.
- Conclusioni
L’uso del sucralosio può risultare utile in molti casi, si consiglia di non superare la dose raccomandata (15 mg per kg di peso corporeo), poiché tutti gli effetti dannosi riportati dai vari studi evidenziano un’azione dannosa solo se si assumono grandi quantità dell’edulcorante, eviterei di abusarne.